domenica 18 gennaio 2015

Il buco

Di quel giorno ricordo soprattutto la luce.
La sensazione di volare, mentre sfrecciavamo in macchina, con il mare che ci correva a fianco.
Ricordo quanto ero felice, coi finestrini abbassati, e la musica a tutto volume.



Ricordo questa canzone e la sensazione che mi appartenesse.
Ricordo di essermi lanciata in mare, ancora vestita, e di essere stata felice, nonostante l'acqua ghiacciata.
Ricordo di essermi divertita più di qualunque altro giorno della mia vita.
Certo, ricordo anche di essere caduta, ma come in un sogno. Per un attimo davvero ho creduto di aver trovato l'ingresso per la tana del coniglio.
E ho avuto paura, sì, ma ricordo soprattutto la bellezza della luce che filtrava attraverso gli alberi, riflettendosi sul muschio delle pareti di quella grotta delle meraviglie che, con ogni probabilità, nessuno aveva visto prima di me.
E' insolito, ma ripensando a quel giorno, provo più nostalgia che timore.

giovedì 15 gennaio 2015

Empatia

Lui è di una gradevole empatia per cui legge la tristezza di uno sguardo, il disappunto in un sospiro e tutti quegli stati d'animo che variano dallo scazzo allo scoglionamento in un giorno di pioggia.


Tutto ciò lo rende assolutamente delizioso... quasi sempre.

sabato 10 gennaio 2015

La sindrome delle 4.48

Mi sveglio. No, non è corretto. Non sono mai stata sveglia. In questo mondo il tempo non esiste. Esiste solo il tempo. Il tempo che si ferma, riparte, in un turbinio che non riesco a trattenere, che mi scivola tra le dita.
Quanto tempo è passato? domando, mentre il fumo tossico fuoriesce tra le mie labbra, portandosi via di nuovo il tempo, un tempo infinito e pieno di niente.
Due minuti, mi rispondi senza nemmeno guardarmi, stanco di dover ripetere sempre le stesse frasi.
Prendo coscienza del tempo che passa nuovamente. La mia anima si innalza a uno stato di coscienza più elevato e mi fissa con aria disgustata, chiedendosi cos'abbia fatto di male per meritare una simile sciagura.
Quanto tempo è passato? Sento la nausea che mi circonda tra conati di vomito e odore di erba.
Due minuti, ripeti ancora con fare solenne, compiendo l'unica missione che sia mai veramente importata.
Quanto tempo è passato? Urlo, e mi dispero perché il tempo non passa mai e vola troppo in fretta in questo limbo senza tempo in cui nulla ha più senso.
Due cazzo di minuti.
Sempre quelli, eh? Eppure, ero così piccola, quando abbiamo iniziato. La mia giovane innocenza sfuma ad ogni tiro e nulla ha più senso. Come queste righe, che non fanno altro che confondermi e straziarmi e... Cosa stavo dicendo?
Quanto tempo è passato?



P.S. Non me ne voglia Sarah Kane per il titolo.

giovedì 1 gennaio 2015

Un vecchio nuovo anno

Ogni anno a capodanno rileggo il post del 1 gennaio 2010 sul mio vecchio blog e mi chiedo se potrà mai più esserci un nuovo inizio, se le sensazioni di allora un giorno torneranno.

 La mia propensione a iniziare un nuovo anno ieri tendeva a meno infinito. Non avevo voglia di uscire dal letto, nel tardo pomeriggio, farmi la doccia, indossare il vestito nuovo, mettere i tacchi, truccarmi, sistemarmi i capelli, uscire al gelo, andare a casa di Stefano, bere e sorridere, augurare buon anno a tutti. Però l’ho fatto. E me la sono anche cavata bene. Poi… Non lo so… E’ stato un attimo, un flash. C’era Stefano, in un angolo, che baciava Monica, e Federico e Nicola che ridevano insieme vicino al tavolo… E… Dolore ancora adesso a pensarci. Non riuscivo a respirare, mi mancava l’aria. Sono corsa fuori, cercando di non farmi notare, ma era pieno di gente ovunque e io avevo bisogno di stare sola. Così sono entrata in una stanza e sono rimasta lì, al buio, cercando di farmi arrivare l’aria ai polmoni, mentre le immagini del capodanno scorso mi tornavano in mente, mentre la mia testa si riempiva di pensieri che l’anno scorso erano così dolci e che adesso mi facevano solo male. Non ho idea di quanto tempo sono rimasta lì, seduta sul letto, con la testa tra le ginocchia. A un certo punto è entrato Stefano… Non credo di avergli mai voluto così tanto bene come in quel momento. Aveva un che di rassicurante la sua presenza familiare, adesso che mi sembra tutto troppo instabile e troppo lontano da me. Dopo un po’ mi sono calmata, mi sono stampata un bel sorriso finto in faccia e sono tornata dagli altri. Bevevo. Tutto ciò che mi capitava a tiro. Avevo bisogno di dimenticare. Il problema è che ci sono riuscita e ho dimenticato un po’ troppo: a un certo punto non ho visto più nulla. Pare sia svenuta e abbia battuto la testa. Boh. Non mi ricordo nulla. Poi mi ha scritto L… Faceva l’afterhour a casa sua e mi chiedeva di raggiungerlo. Felicissima di accontentarlo. Il resto della serata è stato… Un nuovo inizio.

Ho il vago sospetto di non esserne più in grado, ma confido nella capacità di questo 2015 di smentirmi.
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