Appoggio la testa contro il finestrino e chiudo gli occhi; sento un groppo in gola e mi mordo il labbro per non piangere; stringo i pugni. Alzo il volume dell'mp3 per coprire il rumore dei miei pensieri, ma come per dispetto parte la canzone che cercavo di evitare. L'immagine di noi due su un treno uguale a questo fa capolino nella mia memoria: non riesco più a trattenere le lacrime che scendono copiose. Dannazione!
Il treno si ferma, scendo in fretta, travolgendo un ignaro passante, e mi precipito in bago. Non realizzo nemmeno quello che sto facendo. Le mie dita si muovono velocemente verso la gola e il dolore, lo sforzo, il cibo che sale annullano per un istante il pensiero di te. Continuo a piangere. Ti odio!
Mi alzo tremante e mi avvicino al lavandino. Una donna di mezz'età appena entrata nell'angusto spazio del bagno mi guarda si sottecchi. Osservo il mio riflesso dal colorito pallido tendente al verde: il mascara ha lasciato tracce di lacrime nere sull mie guance. Faccio il possibile per riparare al disastro ed esco dal bagno, raccogliendo tutta la dignità che mi è rimasta.
Vorrei odiarti ma non posso.
Era davvero un così gran sacrificio dirmi un semplice, minuscolo ciao e risparmiarmi tutta questa sofferenza?
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