giovedì 20 dicembre 2018

Antonio

In un giorno di luglio del 2010, una giovane me stessa si recava al più spettacolare concerto di sempre. Bianconi sul palco mi lasciava senza fiato mentre a fianco a me Lollo mi stringeva la mano e mi guardava come mai prima di allora... E molto probabilmente mai nemmeno dopo quel giorno.
Arrivati a casa, raccontai ogni cosa su questo blog, in un post delirante, non capacitandomi di come potesse esistere così tanta bellezza in un giorno solo, così tanta perfezione.
Un commentatore anonimo, anche lui presente al concerto, mi aveva lasciato una serie di commenti altrettanto deliranti ed altrettanto entusiasti.
Questo blog era il mio covo segreto, dove raccontavo i segreti che non avrei mai osato pronunciare ad alta voce. Dove accadevano fatti che altrimenti sarebbero rimasti sempre solo nella mia testa. E lui era sempre lì. A volte come un osservatore silenzioso, a volte voce anonima che interagiva con quella me del passato, troppo persa in se stessa per notare la sua esistenza (d'altronde, in mezzo a un pubblico di ben 14 lettori, si sa, è facile passare inosservati).
Un giorno mi lasciò un commento diverso dagli altri, chiedendomi di mandargli una mail, perché aveva bisogno di parlarmi. Naturalmente, ero perplessa e diffidente, ma accettai.
Una settimana dopo sedevamo al bar, a ridere e scherzare come due amici di lunga data. Lui era simpatico, estroverso, in gamba. Aveva una cotta per una ragazza, una tal Chiara, e voleva il mio parere di esperta. Ma non era lì per quello, no. Ero stata convocata per una proposta di lavoro. Lui si occupava di radio e voleva che facessi parte del suo programma anch'io, come ospite misteriosa, parlando di uomini, di donne, di quanto fatichiamo a capirci e altre cose amene.
Non so se fare radio facesse per me: io sono timida ed introversa e questo mondo mi affascinava ed intimidiva allo stesso tempo. Eppure per lui sembrava così semplice, così naturale. Mi piaceva il suo stile, il suo modo di raccontare le cose e, sotto la sua guida, anche parlare davanti a quel microfono era semplice.
Diventammo amici. Fu, in parte, anche per lui che mi iscrissi a Scienze della Comunicazione.
Lo ammiravo.
Lo ammiro ancora.
Poi certo... La distanza, la vita frenetica, tutti quegli impegni. Ci perdemmo di vista.
Ma grazie a Dio, a volte, esiste Facebook. Leggevo ogni suo post, seguivo ogni suo viaggio. Lui commentava sotto ogni canzone dei Baustelle che postavo. I suoi post non perdevano mai un mio like. Un contatto effimero, ma entrava nella mia vita ogni giorno ed era bello.

L'ultima volta che lo vidi, due anni fa, ci trovavamo alla festa del mio paesello in mezzo ai monti. Lui era lì con la sua fidanzata. Ero così felice di vederlo e mi stavo avvicinando per andare a salutarlo, quando mi resi conto che alle sue spalle c'era Lollo, il mio ex fidanzato.
Mi prese il panico e mi mancò il coraggio di avvicinarmi ad Antonio. Se avessi saputo che non ci saremmo mai più rivisti, forse, avrei trovato il coraggio di rischiare un'occhiataccia dal mio ex, in cambio di un'ultima risata insieme.

I giornali hanno parlato di un Antonio che amava l'Europa, ma a me mancherà soprattutto l'Antonio che riusciva sempre a farmi ridere, che blastava la gente nei commenti, che amava i Baustelle quanto li amo io. Antonio, che era sicurissimo che ad un concerto Rachele stesse guardando proprio proprio lui.
Un pezzo così piccolo, ma così grande della mia vita.

 I camposanti non hanno rimpianti, 
sei tu che li covi, li rendi fantasmi, 
li canti per sentirne meno la mancanza, 
come non bastasse l’esistenza e l’eco che fa.
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