giovedì 29 luglio 2010

Relax... Magari!

Uff! Vediamo, prima di partire dall'Italia per le tanto annunciate vacanze in visita ai parenti il mio pensiero era "Ho bisogno di staccare la spina. Devo rilassarmi o sclero". Beeeeene! Ora rimpiango quei giorni. Ah, quello sì che era vero relax! Niente a che vedere con le corse allucinanti che devo fare qui per tenere i miei cugini - piccoli, urlanti e pieni di pupù -, vedere centinaia di amici, parenti e gentaglia di cui in realtà non avvertivo minimamente la mancanza, praticare ogni genere di attività e sport che i miei parenti ritengono divertente, andare a feste a cui "non puoi assolutamente mancare" (quando in realtà avrei preferito di gran lunga dormire, cosa non contemplata durante queste ferie) e, ultimo ma non meno importante, ballare il waka-waka.
Sono talmente stanca che credo che crollerò sulla tastiera da un momento all'altro, ma ho paura che se inizio a dormire potrei non smettere mai più, perdendomi così l'asperitivo notturno e l'istruttiva gita al casinò.
Il lato positivo è che non mi sto rilassando, ma ho imparato a cambiare i pannolini, a far fermare un taxi in modo sexy (stile Carry Bradshaw di Sex and the City) e, soprattutto, ho capito che gli ormoni in subbuglio e un fidanzato dall'altro lato dell'oceano sono una pessima combinazione.

lunedì 19 luglio 2010

(S)fiducia

Bene, ho abbandonato il suolo italiano per fare ritorno alla mia madre patria da ben quattro giorni.
Non ho molto tempo a disposizione per pensare, tra i vari parenti che pretendono la mia attenzione costante... E per fortuna, direi, perché durante i pochi momenti liberi che riesco a racimolare qua e là la mia mente diventa una macchina di tortura altamente sofisticata che produce una serie illimitata di immagini racapriccianti, quali L. che abbraccia/bacia/scopa tutto ciò che si muove e che può sembrare vagamente somigliante a una donna.
Non sono mai stata particolarmente gelosa, anzi, quasi per niente, ma l'idea di stare via per più di un mese mi tormenta. Sto impazzendo. Il suo livello di resistenza alla tentazione è piuttosto scarso. Non è riuscito a resistere a due - e dico due - settimane in Giappone. Come faremo a sopravvivere a più di un mese?
Il fatto è che ai tempi del Giappone la nostra relazione era ancora agli inizi e, perciò, non avevo neanche dato troppo peso al fatto che non mi fosse rimasto fedele (anche perché nemmeno io ero stata proprio un esempio). Ma adesso invece mi importerebbe. Adesso è diverso. Adesso io lo amo e un tradimento mi ferirebbe, non so se sarei in grado di perdonarlo.

Come faccio a fidarmi?

lunedì 12 luglio 2010

Home sweet home

Non ricordo nemmeno più quanti anni siano trascorsi: cinque, o forse sei. Non ha più importanza.
E' cambiato tutto in questo lasso di tempo; lo zio, quello giovane e stra-figo, si è sposato e ora anziché con la moto va in giro col passeggino; la zia, quella con la ventiquattrore, il cellulare che squilla in continuazione e un'agenda sempre piena, è rimasta disoccupata e, in compenso, ha rimediato anche lei una figlia; il nonno non è più l'uomo sempre attivo che ricordo io, ma un vecchietto, tutto pelle e ossa, in un letto d'ospedale.
Non mi sento pronta per tutte queste cose. Non mi sento pronta per fare ritorno alle origini. Ogni volta che ritorno mi angoscia rendermi conto di quante cose siano cambiate. Mi secca rendermi conto di come il tempo passi in fretta, ma, soprattutto, mi ferisce realizzare che la vita va avanti benissimo anche senza di me e che nulla è rimasto fermo da quando me ne sono andata, nonostante tutte le lacrime versate dai parenti in aeroporto.
Sono anni che evito questo viaggio, perché tornare a casa significa tornare a una vita che in qualche modo mi appartiene, che sento come davvero mia e che è sempre in grado di darmi soddisfazioni e un sacco di ricordi felici... E dovermene separare di nuovo è un trauma ogni volta.
Non sono pronta, non me la sento, ma ai piedi del mio letto la valigia ormai è quasi pronta e il biglietto aereo sopra il comodino mi fa capire che è tutto vero e che non posso più tornare indietro.
Ce la posso fare: mercoledì parto e, dopo tutti questi anni, finalmente si torna a casa.

venerdì 9 luglio 2010

E bravo!

Non è una festa qualunque, questa è La Festa. Capodanno escluso, questo è l'evento dell'anno.
Faccio la mia comparsa in grande stile, accompagnata da Junior, L. e la mia migliore amica.
Dopo 10 minuti siamo già nel vivo della festa. Saltello di qua e di là, abbracciando conoscenti vari e anche qualche sconosciuto; mi siedo per terra in mezzo a un gruppo di hippie-intellettuali-alternativi (quelli con i rasta, la canna in mano, l'aria filosofica e la maglietta di Bob Marley); ballo senza sosta con gente che passa di lì per caso e che non credo di aver mai visto prima in vita mia.
In mezzo a quel caos il tempo passa velocemente e prima di rendermene conto, vengo raggiunta da L. che mi chiede di andare. Ha incontrato dei suoi vecchi amici e hanno intenzione di trasferirsi in un pub vicino a casa per l'afterhour.
Sono confusa, mi gira la testa e non realizzo molto bene quello che sta succedendo mentre lo seguo nel parcheggio. Improvvisamente non siamo più in 4, ma siamo diventati una quindicina. Monto in macchina vicino a L., mentre nei sedili dietro di noi ci sono la mia migliore amica e un perfetto sconosciuto; altre due macchine ci seguono poco distanti.


Siamo quasi arrivati. I due dietro di noi parlano ininterrottamente, io sonnecchio contro il finestrino e L. canticchia tutto contento la canzone che trasmettono alla radio. A un certo punto, inchioda improvvisamente e in meno di un nanosecondo gira la macchina, accostandola al marciapiedi. Mi sveglio di soprassalto, spaventata a morte, sicura di stare per lasciarci le penne in un frontale. Spalanco gli occhi, ma davanti a noi non c'è proprio nulla.

- MIO FRATELLO!!!!!

Eh? Chi? Cosa? Sono ancora intorpidita e non riesco a collegare bene gli eventi. Quale fratello? In che senso?

- Ho dimenticato mio fratello alla festa!

Oh mamma, ma come si fa a dimenticare il proprio fratello? Diciamo agli altri di andare pure avanti e che li raggiungeremo tra poco, dopo aver recuperato Junior.
Nel giro di pochi minuti siamo di nuovo lì. La maggior parte della gente è già andata via e quindi ci risulta facile individuarlo in mezzo alla pista. Vicino a lui ci sono due ragazze che ballano avvinghiate l'una all'altra.

- Dobbiamo andare a casa.

- No, no, lasciatemi qui! Tornerò dopo.

- Ma come fai senza macchina?

- Non lo so, troverò un passaggio, tranquillo, tornerò.

- Ma la mamma mi ammazza se torno senza di te.

- Dille... Dille... Che tornerò, che mi fermo a dormire da qualcuno. Non lo so, inventati qualcosa.

Io e L. siamo allibiti, è la prima volta che lo vediamo comportarsi così. Solitamente è un ragazzo così posato.
Mentre ci giriamo per andare, con la coda dell'occhio scorgo le due ragazze vicine a lui abbracciarlo, ballando sensualmente e poi baciarsi tra di loro.


E bravo Junior! Anch'io sarei tornata a casa a piedi pur di poter restare lì ancora un po', se fossi stata al posto tuo ;)

giovedì 8 luglio 2010

Complicazioni

- Sei complicata, amore... Però di un complicato molto profondo. - Io scoppio a ridere, lui invece è serissimo.

- Cosa intendi dire?

- Beh, la mia ex era di un complicato illogico: cercare di lasciarmi perché ho messo mi piace su facebook sotto la foto di una ragazza VESTITA, è illogico. Cercare di lasciarmi perché hai paura di farmi del male, è complicato e un po' inutile, ma profondo.

We are family

La famiglia di L. è invero complicata. Innanzitutto, ha una quantità infinita di fratelli. Ok, non proprio infinita, ne ha solo quattro, ma mi sembrano comunque più che sufficienti.
Junior, il più piccolo, è anche il più gradevole. Gli sono molto affezionata e sono abbastanza certa di essere ricambiata. Le serate in discoteca non sarebbero la stessa cosa senza di lui e le sue immancabili figure di merda. E' un ragazzo molto dolce; quando ha saputo che tra una settimana parto per le vacanze e che starò via più di un mese era tristissimo e mi ha detto, sospirando, "ci faremo prendere dalla malinconia mentre non ci sei, me lo sento".
Maxi, al contrario, non solo non è altrettanto carino e coccoloso, ma ha pure il grosso difetto di odiarmi senza motivo. Non credo di avergli mai parlato fuori dal suo posto di lavoro e di certo non da quando io e L. stiamo insieme, perché non ce n'è mai stata occasione, eppure non mi può soffrire. Bah!
Ultra è il fratello gay. Non abita più in paese da molti anni e nessuno sembra ricordarsene. L'unica prova della sua esistenza è Armando, un simpatico cagnolino che va e viene da casa di L. "E' il cane di Julio, l'amico spagnolo di mio figlio", spiega suo madre. "E' il suo ragazzo, mamma, ra-gaz-zo. Puoi dirlo, non si scandalizza", la correggono puntualmente L. e Junior. Lei si limita a mormorare un "ah, si, si".
Non plus ultra, infine, è la sorella più grande, sposata e con due figlie. E' un personaggio di spicco in paese: si era persino candidata al ruolo di sindaco, recentemente (perdendo miseramente, a dirla proprio tutta). E' sempre indaffarata, anche se nessuno ha capito esattamente cosa faccia, a parte passare ore al telefono con la madre a spettagolare (da qualche tempo a questa parte - ahimè - io e L. siamo diventati il loro argomento di conversazione preferito, e forniamo sempre nuovi spunti).
Naturalmente, oltre a questa miriade di fratelli, ci sono i suoi genitori, sui quali non mi soffermo poiché servirebbe un trattato per riuscire a dare solo una vaga idea su che genere di personaggi siano.

Detto ciò, è comprensibile che io non voglia accettare l'invito di L. a partecipare a una delle loro cene di famiglia settimanali?

lunedì 5 luglio 2010

Baustelle

Sono appena rientrata a casa, in mutande e reggiseno, semi-coperta da un asciugamano e con le scarpe fradice, ma in preda alla più totale euforia.
Non credo di essermi mai sentita così viva, o quanto meno non mi succedeva da molto. Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi sono riusciti a trasmettermi ogni genere di emozioni; mi hanno esaltata, divertita, commossa. E proprio quando credevo che ormai avessero dato il meglio di sé, mi hanno completamente spiazzata.
Non credo sia definibile quello che hanno fatto. Mentre dal cielo cadevano le prime gocce di pioggia, loro hanno tirato fuori l'artiglieria pesante, e i fulmini non sono riusciti a farmi desistere dal cantare fino alla fine l'ultima serie di canzoni, mescolate insieme in qualcosa di oltre, di geniale, di insuperabile. Lo so, sto delirando, ma non credo esistano parole per dare l'idea di tutte le sensazioni che loro sono riusciti a trasmettere a me. Mi dispiace, ma mi inchino di fronte alla loro grandezza e ammetto che anche se stessi qui tutta la notte a cercare le parole, non riuscirei mai a trasmettere neanche lontanamente l'idea.
Appena finito il concerto, è venuto giù il diluvio universale. Non avevo mai visto così tanta acqua tutta insieme, eppure non sono nemmeno mai stata così felice di correre sotto la pioggia, mano nella mano con Lui. Mi sono sentita felice, magica, viva.

Baustelle, tornate presto a trovarci in questo Trentino triste e solo, senza di voi!

sabato 3 luglio 2010

Il cocco

27 Febbraio 2010, ore 21.32, Divano

L. e suo fratello seguono con vivo interesse una serie televisiva in onda su Italia1. Durante la pubblicità, Junior (il fratello), domanda incuriosito per quale motivo io e L. facessimo quel gran baccano in cantina durante la notte precedente.
Il mio povero fidanzatino arrossisce, ripercorrendo mentalmente scene di corpi nudi e di tavoli e sedie spazzati via nella passione del momento, ma si riprende con prontezza e risponde che stavamo semplicemente cercando di spaccare una noce di cocco particolarmente tenace.

28 Luglio 2010, ore 13.46, Sala da pranzo

Sediamo al tavolo io, L. e suo fratello Junior, il quale ci prende scherzosamente in giro, dandoci dei conigli e dicendo che potremmo almeno essere più discreti o cercare di inventare scuse più credibili quando ci presentiamo agli appuntamenti in ritardo, coi capelli arruffati e le guance in fiamme. Continuando su questo discorso si enarrano le varie occasioni in cui suo fratello ha capito subito che erano tutte scuse e che le nostre misteriose scomparse non erano certo dettate dal desiderio di giocare a carte in privato.

- La scusa migliore, comunque, rimane quella del cocco! - esclamo io, con sommo entusiasmo.

Junior sbianca. L. si alza dal tavolo urlando un melodrammatico NOOOOOOOOOOOOOO! Completato dalla frase "La scusa reggeva!".

La faccia di Junior è stata impagabile. Credo che se gli avessimo svelato che Babbo Natale non esiste non sarebbe rimasto così scosso.
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