domenica 30 maggio 2010

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"Ti amo", ma è più facile scriverlo che pronunciare quelle parole ad alta voce. Amo la semplicità con cui riesci a rendermi felice: nessun gesto eclatante, non c'è bisogno di dozzine di rose, cuoricini, cioccolatini, cicci-cicci e tutte quelle cose da fidanzatini.
Basti tu.
Mi fai sentire libera, mentre corri con me tra i boschi. Mi fi sentire bene, quando mi sorridi da sopra le pile di libri ancora da studiare. Mi fai sentire speciale, quando prendi le mie mani tra le tue... E le parole non servono.

mercoledì 26 maggio 2010

Say no

Sono sotto pressione, tra esami e genitori arrabbiati che pretendono di vedere risultati che invece non arrivano. Sono stanca, eppure continuo a cercare di far combaciare lo studio coi mille impegni con gli amici e il fidanzato. Non ne posso più!
Il cellulare squilla ogni 2 minuti ed è sempre qualcuno che ha bisogno di un consiglio, di una spalla su cui piangere, di compagnia. Sto esplodendo. Non è che abbia bisogno di nulla, solo di un po' di sano riposo, di staccare un po' la spina, di amici che una volta tanto mi cercano perché sentono la mia mancanza e non perché sono nei guai.
Lui, poveretto, mi guarda con aria desolata e non ha nemmeno cuore di svegliarmi quando mi addormento sul libro, in biblioteca, a metà pomeriggio. Dice che dovrei adottare la filosofia del "me ne sbatto" e una volta tanto anteporre i miei interessi a quelli di tutti gli altri, dire "Mi spiace, so che hai i tuoi problemi, ma anch'io ho altro a cui pensare, in questo momento, ne riparliamo quando sarò un po' meno incasinata".
Forse ha ragione... Ma quella non sono io. E intanto il telefono continua a suonare.

giovedì 20 maggio 2010

Perché?

Sono due ore che fisso il riquadro per scrivere un nuovo post con sguardo vacuo senza sapere bene da dove cominciare, perché ce ne sarebbero di cose da dire. E' incredibile tutto quello che può succedere in una settimana... Anzi, in due giorni, a dirla proprio tutta.
Vediamo un po':

  • Ho preso 100€ di multa. Ma come minchia pensano che possa pagarla? Sono una povera studentessa univestaria, non ho uno stipendio!
  • Ho ricevuto una quasi dichiarazione d'amore da D... Meglio tardi che mai, eh? Mi sembrava oltre al danno la beffa. Ho sperato che potesse nascere qualcosa tra noi per ben 8 mesi. Appena trovo una persona che mi ama e con cui vale veramente la pena di stare, eccolo che si ripresenta, pentito e supplicandomi di permettergli di rientrare nella mia vita. Vada ben a morire ammazzato!
  • Ho scoperto che V., una mia amica nota per le sue ampie vedute, nonché per gli innumerevoli amanti, ha fatto voto di castità. E' una di quelle cose che non penseresti che succedano davvero nella vita reale. E' come dire che il mondo sta iniziando a girare dalla parte sbagliata e forse moriremo sul serio tutti nel 2012.
  • E, infine, la bomba: S., la mia migliore amica, è incinta.
    Sì, incinta. Di tre settimane. Non del suo fidanzato (che per la verità stava per lasciare), ma del suo ex. E intende abortire.
    E qui mi verrebbe da dire una serie di parolacce, ma mi limito a chiudermi in un silenzio perplesso.
Bene, non ho altro da dichiarare. Sono scazzata, sono sotto shock, sono sconvolta, sono preoccupata... Ma che cosa dovrei dire? Cosa dovrei fare? Non so neanche come comportarmi.

mercoledì 12 maggio 2010

domenica 9 maggio 2010

Domenica mattina

Apro gli occhi di soprassalto. Non capisco dove mi trovo, ma so che da qualche parte vicino a me dovrebbe esserci anche Lui. Con la mano inizio a sondare il terreno vicino a me. Dov'è finito?
Mi alzo, cercando di scorgerlo nel buio pesto, ma la testa gira troppo velocemente e sono costretta a sdraiarmi di nuovo. Ma dove sono?
Gira ogni cosa, non riconosco quel posto e, soprattutto, Lui non c'è. Mi giro sul fianco e identifico la macchia sul cuscino accanto alla mia testa come una mucca: dunque sono in camera mia. Con le mani tremanti cerco la lampada sul comodino e la accendo. Oso sedermi di nuovo, ma questa volta lentamente.
Tengo la testa tra le mani, come se stessi cercando di fermarla, ma quella continua a girare. Lo sguardo mi cade sulle mie gambe e mi accorgo con orrore che sono piene di sangue. Dopo averle ispezionate attentamente, mi calmo, sono solo un po' di graffi. La memoria inizia a tornare: io e Lui, le rose... Tutte quelle spine!
Pian piano mi tornano in mente brandelli di incontri avvenuti nel corso della serata. Non posso aver detto a Luca che assomiglia a Paris Hilton! E ho sul serio detto a Nicola che è brutto come l'anno della fame?

Ahia. La testa.

Basta! Io con l'alcol ho chiuso (almeno per un paio di settimane).

venerdì 7 maggio 2010

Frustrazione

Per sentirsi davvero liberi bisogna avere radici

Io detesto questa frase. Detesto che sia vera. Detesto che gli altri pensino che sia vera.
Mio padre è un sognatore... Ma non ha ancora ben chiaro cosa sogna, per cui da quando ho uso di ragione io e la mia famiglia vagabondiamo per il mondo da un paese all'altro.
E' stata dura, soprattutto da piccola, eppure è un'esperienza che rifarei senz'altro. Ho avuto modo di vivere diverse lingue, culture, modi di pensare (perché non bastano due settimane di vacanze all'estero per capire la mentalità e lo spirito di un popolo - forse non basta neanche tutta la vita). Ho imparato a non giudicare, a non fermarmi alle aparenze, a cercare di adattarmi al posto in cui mi trovo senza perdere me stessa. E adesso ho trovato casa mia: ho scelto io di vivere in Italia, perché è il paese che amo, dopo aver visto mezzo mondo.

... Ma non appartengo a questo posto, e detesto che ci sia qualcuno sempre pronto a farmelo notare. Detesto sentire i miei parenti e connazionali che mi dicono che ormai non appartengo più alla ma terra d'origine. Detesto che ovunque io vada, per quanto mi sforzi di integrarmi, non appartengo. E' frustrante.

Parliamo tanto di globalizzazione, siamo tutti "cittadini del mondo". E poi? Nonostante tutti questi bei discorsi, la verità è che quella frase è vera, che bisogna avere radici, essere parte di un luogo, altrimenti non potrai mai esprimere tutto te stesso.

Animum debes mutare, non caelum (Seneca)

mercoledì 5 maggio 2010

Sfiga

Come ogni Lunedì sera, mi piazzo davanti alla tv con tanto di coperta, the caldo (visto che sembra essere ritornato l'inverno) e Lie to me in prima visione. Il weekend è stato a dir poco impegnativo, per cui ero proprio felice di starmene a casa senza fare nulla... E anche se avessi voluto non avrei potuto fare altro, dato che i miei genitori erano del parere che fossi uscita abbastanza.

Lui, invece, non era d'accordo, il maledetto. E ha vinto lui. Con conseguente uscita di nascosto.
Ora, io inizio a credere che tutto il resto della serata sia stata una punizione divina per essere uscita di nascosto quando invece avrei dovuto essere nel letto (mio, non suo):

Usciamo di casa con l'intenzione di goderci una semplice passeggiatina notturna di non più di mezz'ora. Com'era ovvio, dopo 10 minuti, e senza alcun preavviso, è iniziato il diluvio universale. Inutile aggiungere che eravamo lontanissimi da qualsiasi posto asciutto, senza un ombrello e che indossavo le mie ballerine preferite, che dopo 2 minuti erano diventate uno straccio non meglio identificato, assolutamente da buttare.
Valuto velocemente che non possiamo recarci a casa mia per ovvi motivi, per cui iniziamo a correre verso casa sua. Davanti al portone di casa sua troviamo la macchina di suo fratello, quello che mi odia. Sono troppo in imbarazzo e lo supplico di non farmi subire una scena imbarazzante, non con quei capelli e le scarpe bagnate (lo so, sono vanitosa, ma se devo affrontare qualcuno che mi odia preferisco farlo quando non sembro proprio una barbona). Lui entra per recuperare un ombrello, per quanto ormai non serva a molto, ed esce di nuovo.
Ci avviamo verso la sua macchina, senza sapere bene cosa fare. E' mezzanotte passata di un lunedì sera e nella nostra zona cercare di trovare un locale aperto è come sperare di trovare un uomo etero, affascinante e multimiliardario. Io sarei pure del parere di tornare a casa, ma lui invece parcheggia la macchina nel nostro posto segreto, dicendomi che gli sono mancata a vorrebbe passare un po' di tempo con me. Le seguenti due ore sono confuse. Penserete "sesso a oltranza" e io vi rispondo: Magari!
No, ci siamo addormentati. Ma si può?
A un tratto mi sveglio, noto con orrore che sono quasi le 3 di notte e gli ordino di riportarmi immediatamente a casa. E... E... E... Ho dimenticato le chiavi! Non è possibile. Immagino tutta una lunga serie di scuse per spiegare ai miei genitori per quale motivo mi trovi chiusa fuori casa nel cuore della notte, quando invece dovrei essere a letto già da un pezzo; lui invece mi dice di stare tranquilla. "Basta scassinare la porta. Hai una forcina?". Credo che la mia faccia in quel momento sarebbe stata da fotografare.
Dopo una discussione infinita, acconsento a fargli tentare di aprire la porta. "Un tempo lo facevo per hobby - mi racconta -, facevamo delle gare con mio fratello a chi apriva prima porte e lucchetti". Io sono sempre più allibita.
Studia la serratura, analizza il problema, valuta tutte le possibilità e infine dichiara che dovremmo passare da casa sua per recuperare l'attrezzatura necessaria. Da allora in poi è tutto un continuo via vai in macchina tra casa mia e casa sua per recuperare utensili vari.
Nel frattempo, la vicina della casa di fronte si accorge di rumori e movimenti sospetti e suppongo stesse per chiamare i carabinieri, finché non mi riconosce, mi guarda infastidita e se ne torna a letto. Allora insisto col mio fidanzato perché lasci stare, dato che è evidente che non ce la faremo mai ad aprire la porta. Lui se ne viene fuori dicendo che potremmo provare a entrare dal balcone sul retro. Ma il tentativo fallisce miseramente.
Disperata, valutando che ormai sono le 4 e che sta per ricominciare il diluvio universale, acconsento ad andare a dormire da lui, ma con la clausola che ci dovremmo svegliare entro le 5.30, ora in cui il mio vicino di casa va al lavoro, per potergli chiedere di lasciare la porta aperta e riuscire a rientrare prima che si sveglino i miei.
Per non disturbare sua madre ci accomodiamo in cantina e decidiamo che rimanere svegli sia la cosa migliore, dato che la scarica di adrenalina per tutte le peripezie precedenti ha fatto passare il sonno ad entrambi.
Alle 5.25 ci apprestiamo a uscire, convinti del nostro piano, ma rumori sospetti al piano di sopra ci inducono a rimanere fermi dove siamo. Suo padre si è appena svegliato per andare al lavoro e Lui mi prega di rimanere lì finché non se ne sia andato, per evitare altri guai.
Cerchiamo di stare immobili, abbracciati sopra un puff, perché basta un minimo movimento per farci scoprire, dato che di sopra si sente ogni cosa e tutto in quella stanza sembra progettato per fare rumore.

La luce del sole negli occhi mi sveglia di soprassalto e non è difficile intuire che le 6 di mattina, limite massimo per rientrare a casa, siano passate da un po'. Bene!
Sua madre telefona, incazzata come una pantera, dicendo di averci visti andare in giro come due vagabondi per tutta la notte e accusandoci di spacciare droga.
Mia madre telefona, spaventata a morte, chiedendomi quando sono uscita perché non mi ha sentita. Dichiaro di essermi alzata presto per andare a lezione e la sento mentre urla contro il babbo che riteneva invece che non fossi uscita, facendole prendere un colpo. Mi sento un po' in colpa ma tiro un sospiro di sollievo, che dura gran poco perché subito dopo la mamma mi dice che in tal caso mi aspetta nel tardo pomeriggio, come ogni martedì.

La situazione degenera e dopo aver litigato con lui, esco, pensando di prendere il treno per recarmi in facoltà, ma mi sfugge sotto il naso e il prossimo passa da lì a tre ore. Sono senza un soldo e ricomincia a piovere.
Lui mi telefona per scusarsi e mi chiede di tornare da lui. Io lo raggiungono, ma mentre architettiamo il da farsi veniamo raggiunti da sua madre che, dopo che lui le ha spiegato la situazione è leggermente più tranquilla, ma ci chiede di fare una lunga serie di commissioni.
Nessun problema... Se non per il fatto che richiedono tutte di spostarci all'interno del paese, per cui le probabilità di incontrare i miei genitori sono altissime.
Per fortuna non li abbiamo incontrati, ma credo di aver avuto 50 infarti e adesso mi ritrovo distrutta e con la febbre.

E' l'ultima volta che do retta a quel piccolo criminale, quando invece dovrei semplicemente stare ferma e fare la brava.

sabato 1 maggio 2010

100!

Ok, lo so, non è che sia un gran traguardo, ma mi emozionava l'idea di aver scritto ben 100 post. Vediamo un po', posso dire che 99 post fa ero:
  • Terribilmente arrabbiata col mondo, il fato e gli eventi.
  • Delusa, dopo essere stata scaricata vilmente dal mio fidanzato, da un giorno all'altro e senza capire bene perché.
  • Incasinatissima, con la bellezza di 6 amanti, un non-fidanzato che si divertiva a chiamarmi alle 3 di notte, un lavoro adorabile in un museo di arte moderna che mi consentiva di passare 6 ore al giorno su Facebook e di conoscere un sacco di gente stravagante... E con una conseguente cotta per il capo (gay).
  • Chiaramente malata. Ero ossessionata dal cibo, masochista e con qualche preoccupante tendenza all'autolesionismo.
Ora, dopo aver seguito il consiglio del mio insegnante di italiano delle superiori - l'uomo più in gamba che conosca - ed essermi data alla blog-terapia, posso dire che:

  • Ho capito che il mio ex fidanzato mi faceva più male che bene, dato che prendeva ogni decisione al posto mio, da come vestirmi alla facoltà universitaria, col risultato che quando mi ha lasciata sono andata completamente allo sbaraglio in preda al panico, chiedendomi che cosa volevo dalla mia vita.
  •  Sono giunta alla conclusione che puoi avere tutti gli amanti che vuoi, ma rimani comunque sola; che odio i rapporti non definiti, perché "fidanzato" sarà anche solo una parola, ma è in grado di dare delle piccole certezze fondamentali; e che le cotte per gli uomini palesemente gay e adorabili sono inutili ma divertenti.
  • Mi sono resa conto che il mio migliore amico forse era qualcosa di più di un semplice migliore amico e, infatti, da due mesi a questa parte è noto ai più come il mio fidanzato... E sto benissssimo.
  • Sono felice. Con tutti i miei alti e bassi, le mie paranoie, le crisi per l'università... Sono felice.
Lunedì andrò a trovare il mio ex professore. Avevo promesso di fargli sapere se la scrittura-terapia alla Zeno funzionava. Credo che sarà entusiasta dei risultati!
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