domenica 13 giugno 2010

Impazzire

Ci sono circa 30° all'ombra, nessuno osa uscire di casa allontanandosi anche solo per un istante dall'aria condizionata e dal cielo piovono piccioni arrosti, come nella migliore tradizione dei cartoni animati. Inspiegabilmente, io corro da un lato all'altro del paese, con un enorme scatolone sulle spalle.
Mi fermo in mezzo a un piazzale un po' isolato e, sbuffando, metto giù l'enorme pacco regalo. Controllo velocemente l'area circostante per assicurarmi che non ci siano osservatori indesiderati: sono già abbastanza in imbarazzo, anche senza bisogno di testimoni. Estraggo il cellulare dalla tasca sinistra, invio un ultimo sms, abbasso il volume del telefono e mi chiedo per l'ultima volta se sia proprio necessario. Rassegnata, sistemo la borsa sul fondo della scatola e mi predispongo a entrare a mia volta.
Lo spazio è a dir poco angusto e la temperatura di aggira intorno ai 60°. Sento le gocce di sudore scendere sul collo, sulla fronte, lungo la schiena... Ovunque. Un crampo al piede mi avverte che forse chiudersi in una scatola non è stata una grande idea. Fortunatamente, sento dei passi che si avvicinano nella mia direzione e penso sollevata che Lui stia finalmente per arrivare. Mi predispongo a scattare come una molla fuori dalla scatola urlando un bel "Tanti Auguri"... Ma vengo dissuasa dal suono di voci che non sembrano per niente familiari. Voci femminili, per di più. Voci che, oltretutto, parlano in albanese o qualcosa di analogo e altamente incomprensibile.
Le voci si fermano a poca distanza da me. Chiacchierano ininterrottamente a una velocità tale che sospetto che non sarei stata in grado di capire nemmeno se avessero parlato in italiano. Poco dopo, senza alcun motivo apparente, smettono di parlare la loro lingua e iniziano a parlare in qualcosa che vorrebbe essere italiano. Capisco gran poco del loro discorso, anche se intuisco che stanno sparlando di una donna. Sono perfide a livelli estremi.
Ascoltando i loro livelli non posso fare a meno di lasciarmi andare a una risata compulsiva, che cerco invano di soffocare. Nel frattempo giunge Lui, finalmente, apre la scatola e... Io lo guardo dall'interno, continuando a ridere, non riesco più a fermarmi e non ricordo più quale fosse il piano originario. Dalla panchina le donne domandano incuriosite "E' per te quel regalo? E' enorme! Ma è vivo?". Lui si limita ad arrossire e annuire, imbarazzatissimo, mentre io rotolo, con tanto di scatola.
La prossima volta che decido di rinchiudermi in una scatola, lo farò in dicembre, col freddo forse riesce meglio. E mi scriverò un copione.

2 commenti:

  1. un'idea decisamente bizzarra...e se decidevano di prendere a calci lo scatolone mentre eri li dentro?

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  2. Infatti la mia idea malvagia era che nessuno osasse uscire di casa sfidando il caldo. E che nessuno osasse arrampicarsi fin lassù. Dovrò ricordarmi che, dopo tutto, non sono io l'unica pazza in questo paesino, ma c'è gente anche peggio di me =P

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