Ormai è incinta da due mesi, ma credo che finora nessuna delle due se ne fosse capacitata. Lei lo chiamava "il problema" e nella sua mente non era altro che un errore di percorso a cui avrebbe presto messo rimedio; per me invece era una cosa ipotetica, remota e lontana, come quando ti raccontano di episodi incredibili avvenuti a qualche conoscente e pensi che siano cose che non potranno mai capitare a te... O alla tua migliore amica.
Tuttavia, la nostra smania di negare e dimenticare tutta la faccenda, è messa a dura prova, in questo momento: le piccole protuberanze che un tempo occupavano la parte superiore del suo busto, stanno pian piano diventando un seno degno di questo nome; la pancia sempre piatta, adesso si intuisce vagamente arrotondata, anche se nascosta sotto magliette un po' larghe; l'aperitivo serale è seguito da nausee che la costringono a correre in bagno campando scuse di ogni tipo.
Oggi, notando queste cose, mi sono resa conto per la prima volta che è davvero incinta e le domade nella mia testa sono state infinite. Mi chiedevo se sarò davvero in grado di appoggiare la sua scelta di abortire, se la mia coscienza non si ribellerà a metà strada, se lei non avrà dei rimorsi, quanto tempo le ci vorrà per riprendersi, come farà...
E alla fine un unico pensiero, troppo ingombrante per cacciarlo via: quant'è sola?
Non posso abbandonarla.
Visto che si sente così sola, potresti consigliarle di scrivere un blog come fai tu.
RispondiEliminaSi, credo che potrebe aiutarla, lo spero almeno... Glielo suggerirò senz'altro.
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