lunedì 12 luglio 2010

Home sweet home

Non ricordo nemmeno più quanti anni siano trascorsi: cinque, o forse sei. Non ha più importanza.
E' cambiato tutto in questo lasso di tempo; lo zio, quello giovane e stra-figo, si è sposato e ora anziché con la moto va in giro col passeggino; la zia, quella con la ventiquattrore, il cellulare che squilla in continuazione e un'agenda sempre piena, è rimasta disoccupata e, in compenso, ha rimediato anche lei una figlia; il nonno non è più l'uomo sempre attivo che ricordo io, ma un vecchietto, tutto pelle e ossa, in un letto d'ospedale.
Non mi sento pronta per tutte queste cose. Non mi sento pronta per fare ritorno alle origini. Ogni volta che ritorno mi angoscia rendermi conto di quante cose siano cambiate. Mi secca rendermi conto di come il tempo passi in fretta, ma, soprattutto, mi ferisce realizzare che la vita va avanti benissimo anche senza di me e che nulla è rimasto fermo da quando me ne sono andata, nonostante tutte le lacrime versate dai parenti in aeroporto.
Sono anni che evito questo viaggio, perché tornare a casa significa tornare a una vita che in qualche modo mi appartiene, che sento come davvero mia e che è sempre in grado di darmi soddisfazioni e un sacco di ricordi felici... E dovermene separare di nuovo è un trauma ogni volta.
Non sono pronta, non me la sento, ma ai piedi del mio letto la valigia ormai è quasi pronta e il biglietto aereo sopra il comodino mi fa capire che è tutto vero e che non posso più tornare indietro.
Ce la posso fare: mercoledì parto e, dopo tutti questi anni, finalmente si torna a casa.

3 commenti:

  1. Una volta sei venuta a trovarmi.
    Volevo ricambiare.

    Mi ha un po' colpita il titolo del tuo blog.
    Più che altro l'accostamento con il rosa pallido dello sfondo...

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  2. Sono i piccoli enormi atti di coraggio che bisogna fare nella vita e che, in realtà, capiscono bene solo quelli che li fanno...

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  3. @Madonna Demonia: si cambia molto, col tempo. Io e il mio blog siamo cambiati radicalmente in questi pochi mesi, passando dalla depressione piú assoluta a una sorta di semi-feducia nell'umanitá e nell'avvenire, per cui il blog é passato dai colori tetri al rosa pallido. Il titolo, invece, - ahimé - é rimasto invariato. Appena me ne verrá in mente uno piú adatto provvederó a cambiarlo!

    @Baol: Si, hai proprio ragione... E sono soddisfazioni, quando alla fine scopri che ce la fai e che non era poi cosí tremendo.

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